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Queste non sono poesie da salotto con cuscini roccocò : sono scritte con la pelle e con i nervi nello scavo esistenziale con denuncia svenata che si dissangua di fronte ai meccanismi gelidi delle mani meccaniche che stritolano la nostra cultura in senso antropologico. Nessun migliore commento delle parole di William Carlos alla prefazioni di Howl, “juke box all’ idrogeno” : “Signore, alzatevi le sottane, siamo per scendere all’inferno !”, e dopo il tunnel magnetico dei versi, veloce e spietato come il treno descritto in una composizione di fuga, il lettore scoprirà una luce catartica per prendere distanze da convinzioni e convenzioni.
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